L'autrice

 
La mia New York
Aneddoti di vita vissuta nella Grande Mela, dove il civo e l'amicizia hanno aiutato a vivere, lavorare, e promuovere negli Usa il meglio dell'Italia. 

GIOVEDI 10 GIUGNO 2021 | DI GISELLA ISIDORI | TEMPO DI LETTURA: 10 MINUTI

*Questo articolo è uscito nel numero di Maggio-Giugno 2021  del magazine Terre & Culture, nella sezione Ameritalia.

 

 

Arrivammo a NY con la nave Saturnia il 19 Marzo 1959 e, prima attraccasse al molo di Manhattan, passammo davanti alla maestosa Statua della Libertà. Provai subito un senso di sicurezza e di grande curiosità,  pronta per scoprire questa grande nazione.

Lo scopo di  questo viaggio in USA era di poter fare in loco una ricerca di mercato per renderci conto quali potessero essere le possibilità di attivare un lavoro di importazione, in particolare una selezione di capi di abbigliamento nel settore della moda artigianale.

Da coraggiosi e tenaci pionieri cercammo di inserirci in questo nuovo mondo, adattandoci ad un diverso modo di vivere, creando contatti e nuove amicizie. Non fu facile ma, grazie alla nostra tenacia, perseveranza e positività, oltre ai tanti aiuti ricevuti da molte persone che, pur conoscendoci da poco, seppero apprezzare quel poco che potevamo offrire loro, la nostra simpatia e la nostra cucina tutta italiana, riuscimmo in  breve a creare le basi per poter realizzare il nostro sogno. Con pochi dollari in tasca, ma con grande entusiasmo e soprattutto tanta voglia di fare, affittammo un piccolo spazio in un’area comune, situato al quindicesimo piano del Fisk Building sulla 57esima strada, nel cuore di Manhattan, dove esponemmo i nostri capi di moda a compratori interessati al “Made in Italy".

Un giorno, nel tardo pomeriggio, aspettando l’ascensore per rientrare a casa dopo aver acquistato  delle verdure fresche da  cucinare  nel minestrone di "nonna Chiarina", un minuto signore mi chiese: “Ma dove va con tutte queste verdure?” Durante la discesa gli spiegai che dovevo preparare il minestrone per mio marito che sarebbe tornato in serata da un viaggio di lavoro a Boston, dove era andato da un cliente per cercare di vendere una partita di maglie, avendo noi bisogno del contante per poter sdoganarne un’altra in arrivo dall’Italia.

Finita la discesa, incontrammo al White Horse  Bar,  situato nell’atrio del palazzo, sua moglie. Mi  invitarono a prendere un drink perché volevano conoscermi meglio. Sorseggiando un Martini  e dopo aver sentito la mia storia ed il perché eravamo venuti a New York (avevamo ottenuto un visto di “Business” perché  non era nostra intenzione immigrare negli USA) il signore mi chiese di andare a prendere un caffè nel suo ufficio la mattina seguente insieme a mio marito,  perché lo voleva conoscere.

Mr. Jacobs  Beiderman, così si chiamava, era il capo di un grande ufficio legale situato sullo stesso piano. Di prima mattina ci recammo da lui.  Sorseggiando il caffè chiese a mio marito se era riuscito a vendere la partita di maglie. La risposta fu affermativa, ma purtroppo il  pagamento ci sarebbe  arrivato i primi del mese essendo queste le norme vigenti nel campo dell’abbigliamento, quindi noi non eravamo in grado di poter sdoganare la merce, perchè dovevamo trovare 3800 $.

In pochi secondi Mr. Biederman chiamò la sua segretaria per farsi portare il libretto degli assegni, ne staccò uno, inserì nel giusto spazio la cifra di 3.800 $, lo firmò, invitandoci a seguirlo al piano terra dove si trovavano gli uffici della Manufacter Honnower  Bank  (di cui lui ne era il presidente)  per poterlo incassare e, senza aggiungere altro, disse: “Credo in voi, e la sola cosa che voglio è di essere invitato a cena per poter assaggiare il minestrone di "nonna Chiarina”!

Questo fu l’inizio della nostra corporation negli USA, oltre a questo ci fece dare una linea di fido di 5.000 $!

In pochi giorni fummo in grado di poter restituire la somma prestataci. Continuammo a lavorare con la banca che ci aumentò il credito a 10.000 $ e facemmo un patto  con i sigg.  Biederman: una volta alla settimana, preparavamo per loro una cena italiana, e la settimana successive saremmo stati loro ospiti in un ristorante a nostra scelta! Rimanemmo amici per molti anni, anche se noi ci spostammo in una showroom più grande situata nella zona del “Garment center”, dove tutti i buyers venivano a fare i loro acquisti.  I sigg. Biederman non avevano figli ed alla sua morte mr. Biederman lasciò 1 milione di $ alla facoltà di legge dell’Università di Telaviv! Molti furono i contatti con compratori che acquistavano la nostra linea, con i quali creammo una sincera e duratura amicizia, ed anche con loro c’era la solita richiesta, di invitarli ogni tanto ad una cena tutta Italiana!

Notando il grande interesse per la cucina italiana, decidemmo di creare un club di amatori del cibo, un gruppo etnico internazionale che comprendeva personaggi che lavoravano  nel campo della moda, modelle, compratori e titolari di boutiques, oltreché ad un gruppo di amici  di varie nazionalità, che mia sorella, lavorando alle Nazioni Unite, si era creata.

Chiamammo il club “Cornucopia”, che in italiano vuol dire “Cuccagna”. Mettemmo a disposizione il nostro appartamento che, trovandosi al centro di Manhattan, era facilmente raggiungibile. Fissammo delle regole ed iniziammo a fare una volta al mese un “Potluck party” o, come potremmo chiamarlo in italiano, un “porta party” che era, ed è  tutt’oggi,  un modo per poter condividere  tra amici la loro cucina. Il nostro meeting conviviale durava  dalle 5 pm  alle 10 pm ogni primo Sabato del mese. Si decideva da un sabato all’altro chi e che piatto avrebbe dovuto portare, chi invece doveva pensare alle bevande, visto che non tutti sapevano cucinare, e soprattutto come gestire il  dopo party, per lasciare il nostro appartamento in ordine.

Logicamente il nostro piatto era “italiano”, mentre tutti gli altri erano piatti etnici che i soci del club preparavano a seconda delle loro tradizioni, ma non solo si gustavano i piatti, ma ci si conosceva meglio, ognuno di noi raccontava la sua storia, il che ci faceva sentire come una grande famiglia! A quei tempi non esisteva il  social network, ma ci si teneva in contatto telefonandosi od incontrandosi.

In seguito a questa esperienza, ho deciso con due colleghi di creare un gruppo di amici vecchi e nuovi, che si chiamerà F&F (Foods&Friends - Cibo ed Amici) per poter conoscerci meglio, condividendo cibo e tante storie di vita!

Gli anni trascorsi dal 1960 sino al 1968 furono per noi gli anni più piacevoli ed interessanti del nostro indimenticabile soggiorno lavorativo in USA, purtroppo il tutto finì improvvisamente per un forzato rientro in Italia dovuto ad un grave lutto in famiglia.

Umbria

Al nostro rientro decidemmo di andare a vivere in Umbria, dove si trovava la mano d’opera manuale per poter continuare a produrre la nostra maglieria artigianale, che avremmo venduto in Italia ed in Europa. Acquistammo un terreno agricolo per costruire sia la nostra casa che un laboratorio, con due ettari di terreno, una piccola vigna ed oltre 100 alberi di olivo.

Partecipammo a diverse fiere settoriali ed attivammo vendite sia in Italia che in Europa. Io mi dedicavo alle vendite, e mio marito alla produzione, ed anche questa volta la nostra costanza e grande volontà ci premiarono, dandoci la possibilità di sviluppare un ottimo lavoro e di poter vivere nella verde Umbria.

Memorabili sono stati i miei viaggi in Europa dove promuovevo e reperivo ordini, tanti episodi divertenti, ma anche problematici con incredibili storie, soprattutto quelli subìti durante la visita a Parigi e a Londra.

 

Purtroppo, per motivi che preferisco dimenticare, decidemmo dopo 20 anni di lavoro di chiudere la nostra ditta, e di tornare negli USA, in particolare per poter far studiare mia figlia, nata nella grande Mela nel 1966.

Rientrammo negli USA verso la fine degli anni ’80, ma l’occasione di poter riattivare il nostro “import business” nel campo della moda risultò impossibile, per via della concorrenza di  capi fatti fare a Taiwan ad un costo bassissimo. Decidemmo quindi di attivarci nel campo dell’alimentazione biologica, un “business” in forte crescita.

Decidemmo quindi di creare un piccolo laboratorio per produrre  una linea di paste biologiche  prodotte con antichi grani che,  attraverso le nostre ricerche, trovammo in diversi stati degli USA.  Anche con questo innovativo “business” basato sugli studi che mio marito fece, e per la sua esperienza nel campo salutistico, riuscimmo non solo a far studiare mia figlia in un quotato college di NY,  ma anche continuare la nostra vita basata sempre sulla ricerca di  nuove esperienze, promuovendo il “Made in Italy” e la vera cucina italiana! Mia figlia si laureò, e quindi  mio marito volle tornare nella nostra piccola “farm” in Umbria, per poter fare il contadino e godersi il meritato riposo, avendo raggiunto l’età pensionabile!  Gli amici dagli USA ci visitavano spesso, io li accompagnavo a scoprire il meglio dell’Italia, ma in cuor mio speravo sempre di poter ogni tanto tornare nella mia amata NY! Anni piacevolissimi, dove creai  anche in Umbria un Club per stranieri di varie nazionalità, più o meno quello che facevo a NY con il Cornucopia Club! Purtroppo nel 2002 Cristiano, mio marito, ebbe un ictus ed in breve mi lasciò sola!  Vendetti la nostra piccola fattoria, mi sistemai in un comodo appartamento ad Orvieto ed iniziai a programmare di nuovo viaggi in USA, per aiutare produttori italiani a vendere i loro prodotti, attraverso promozioni ben mirate, facendo educational e corsi di cucina  nelle città più importanti degli USA.

Nel  2012 mi trovai a NY durante il disastroso uragano Sandy, e questa mia avventura merita di essere letta!!  Arrivai a New York nel primo pomeriggio del 30 Ottobre, quando dopo essermi sistemata ed aver acquistato dell’acqua ed un po’ di frutta, decisi di riposare per riprendermi dal fuso orario. Fui svegliata verso le 20 da un terribile vento che faceva battere una pioggia fortissima sulle vetrate. Tentai di accendere la luce e la TV per cercare di capire che cosa stesse succedendo, ma nè luce, nè gas, nè riscaldamento funzionavano.

 

Chiamai  un’amica che mi disse di rimanere in casa perchè era in corso un potente  uragano, che avrebbe devastato la zona di Wall street, dove proprio allora mi trovavo, in un palazzo al 31esimo piano.

Man mano che le ore passavano, l’intensità della pioggia con violente raffiche di vento aumentava, tutto era oscurato, quindi decisi di starmene tranquilla, sicura che nella mattinata tutto si sarebbe risolto, cosa che invece durò per quasi una settimana. Ero totalmente isolata perché, essendo arrivata nel pomeriggio, non avevo avvisato la reception, e quindi, quando l’uragano stava per arrivare, mentre tutti gli inquilini del palazzo erano stati evacuati ed ospitati in particolari rifugi, io rimasi per cinque giorni totalmente isolata, con un paio di mele ed un gallone di acqua! Per un paio di giorni riuscii a tenermi in contatto telefonico, ma  dopo il terzo il mio cellulare si scaricò! Preoccupatissimo, l’amico di Fairfield - Iowa dove dovevo arrivare il 1 Novembre per fare vari corsi di cucina, non riuscendo a mettersi in contatto con me, chiamò un amico che a sua volta ricercò l’ufficio immobiliare che curava gli affitti e le vendite del palazzo dove mi trovavo,  chiese ad un paio di suoi collaboratori di contattare il portiere, onde poter venire al 31esimo piano a vedere se ero ancora viva! Verso le 12 sentii bussare alla porta, logicamente non aprii, ma una voce di donna mi disse che erano venuti a salvarmi, e mi passò sotto la porta un suo biglietto da visita, quindi la feci entrare.

Immediatamente  chiamò dottori, infermieri, poliziotti, e vigili del fuoco!

Ero disidadrata, affamata, sporca, e puzzolente, ma diciamo che in salute  stavo benino, quindi mi rifocillarono, e 6 aitanti pompieri mi caricarono su una barilla sino all’uscita del palazzo, unitamente alla mia valigia piena di prodotti italiani.

La mia salvatrice mi chiese se avevo degli amici dove poter stare, o se preferivo essere portata nei vari rifugi e, visto i miei tentennamenti, ordinò una macchina, e mi portò a casa sua, spiegandomi che c’erano i suoi figli  ed un grande cane!!!

Dopo aver fatto un lungo bagno, trovai la forza per organizzare una spaghettata all’italiana per tutta la famiglia!

Meno male che avevo con me tutti gli ingredient, compreso l’olio extra vergine d’Oliva, il problema era trovare una pentola dove far bollire la pasta e fare la salsa, perché la famiglia non aveva nulla, cucina vuota, questo perché loro uscivano tutte le mattine a fare un’abbondante colazione all’americana, e di seguito anche il  pranzo e la cena!!

La prima cosa che feci dopo essermi ripresa fu di andare a comperare un set completo di pentole e vari utensili da cucina, e cucinare italiano. Matisse, la figlia undicenne di Leisa,  volle essere costantemente presente per poter imparare, avendo scoperto che il mangiare fatto in  casa era molto più buono e saporito dei cibi che consumavano fuori!! Grazie a me, oggi Matisse si sta diplomando in una culinary academy per diventare uno chef, quindi come vedete è sempre attraverso il cibo che si creano stupende amicizie che durano una vita!!

Tantissime le avventure e gli aneddoti che vi posso raccontare, ma lo spazio è limitato, quindi se volete conoscermi, scrivetemi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.