Dopo più di mezzo millennio svetta sui tetti di Firenze il simbolo del genio del Brunelleschi, artista poliedrico e architetto della più grande cupola in muratura mai costruita, quella del Duomo, decorata all'interno dall'imponente ciclo figurativo affrescato da Giorgio Vasari e Federico Zuccari.

 

 
STORIA E CULTURA
Uno sguardo su Firenze
I 600 anni dalla costruzione della cupola del Brunelleschi

MARTEDI 20 APRILE 2020 | DI LORENZO FRANZONI | TEMPO DI LETTURA: 3 MINUTI

**Questo articolo è uscito nel numero di Luglio-Agosto 2020 di Terre & Culture, nella rubrica News

 

 

Era una cosa mai vista prima. Incredibile anche agli occhi del suo collega e contemporaneo Leon Battista Alberti, che getterà le basi insieme a Brunelleschi dell’architettura rinascimentale. Siamo nel 1434, lo stesso anno in cui Cosimo il vecchio, entrando in Firenze acclamato dal popolo, inizierà l’ascesa dei medici. Dopo quasi 15 anni dalla messa in opera, ora poteva dirsi conclusa una delle più grandi opere architettoniche del medioevo, frutto della visione e della tenacia di una mente brillante che aveva saputo sfidare le credenze e il sapere di allora. LA cupola del duomo svettava ora sopra i tetti della Firenze medicea dall’alto dei suoi 100 metri, da allora e ancora oggi dopo 600 anni simbolo imperituro dell’ingegno umano.

Suo padre, ser Brunellesco, aveva in mente altri progetti per il giovane Filippo, una lunga e rispettabile carriera giuridica che come lui l’avrebbe portato a conoscere il mondo. Ma ben presto le sue aspettative vennero deluse e così avviò il figlio all'apprendistato in una bottega di un suo amico orafo, dove il giovane Brunelleschi, tra la fusione dei metalli e la lavorazione col cesello, sviluppo la sua vera passione , quella per il disegno. Da orafo si guadagno da vivere con piccoli lavori saltuari a Roma, dove parti insieme ad un giovane Donatello per studiare le antichità e trarne ispirazione per una futura carriera artistica. Rimase tutta la vita legato molto anche alla scultura, vari infatti sono i suoi lavori in gioventù, come un crocifisso databile intorno al 1410 e conservato oggi a Santa Maria novella, ma il disegno approfondito nella città eterna segnò profondamente il suo percorso e lo spinse verso la professione della sua vita e l’opera che l’avrebbe consacrato come il più grande architetto del suo tempo e non solo.

Era già stato interpellato nel cantiere del Duomo come parte di una commissione consultiva su dei contrafforti , ma la svolta avvenne quando venne bandito un concorso per la realizzazione della cupola del tamburo ottagonale che era stato costruito sul soffitto della navata maggiore del duomo di Santa Maria del fiore. Propose forse la soluzione più inaspettata ma che si sarebbe rivelata alla fine la migliore per un problema che stava attanagliando le menti dei costruttori, ovvero quella di una cupola autoportante, senza il bisogno di centine in legno, come da sempre era stato in uso fare, ma che in questo caso non sarebbero state utili, viste le dimensioni complessive 45 metri di diametro. Inscenò anche una dimostrazione in Piazza del Duomo con un modello in mattoni e calcina al fine di dimostrare la sua teoria, che per vari anni dopo l’inizio dei lavori alla cupola rimase esposto fuori dal cantiere del Duomo, mentre un altro modello più piccolo realizzato in legno e attribuito al Brunelleschi si trova oggi nel museo dell'opera del duomo, insieme alle carrucole originali utilizzate durante i lavori o i suoi disegni delle gru o delle impalcature.

Alla fine fu un vero e proprio capolavoro, anzi un capolavoro nel capolavoro, perchè una volta terminata la cupola con l'aggiunta della lanterna e la sua palla di rame dorato, essa venne affrescata tra il 1572 e il 1579 dalle sapienti mani di Giorgio Vasari e Federico Zuccari, con lo stesso tema iconografico che impreziosisce il battistero, il giudizio universale.

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